QUELLA SCIMMIA BIONDA

 Sfera d’acciaio che corre e lascia dietro sé una scia.

È dentro un tubo ora, e il tutto è chiamato “penna sferica”.

Mi annoia terribilmente sapete prendere la penna e scrivere. Solo l’attrito mi cancella lo stimolo di mettere su carta i miei pensieri, i miei racconti e le mie poesie o le mie canzoni. 

«Amore? Puoi portarmi le patatine nella credenza?»

Ma mi tocca farlo, ora che il computer è k.o. Allora cominciamo.

 

C’è una strana scimmia che mi fissa tra i rami. Ha il pelo biondo e pare che nessuno, qui dello zoo, se ne sia accorto. Mi fissa e apre e chiude le labbra, arricciandole di tanto in tanto. Oddio. I brividi mi salgono su per la schiena perché mi è venuto alla mente che stia tentando di comunicare… Il mio nome! «Che c’è caro? Tutto bene? Guarda che ti sei macchiato con il caffè…» mi dice la mia compagna. Mi ero sporcato, si, guardando quella scimmia terribile. Continua incessantemente a pronunciare il mio nome, sottovoce evidentemente.

«Tieni amore, le lenti, non è il posto più interessante per questo genere di eventi ma ormai che siamo qui» Cosa? Pensai. Ah già, l’eclissi! Oh mio dio. Qui sta succedendo qualcosa. La scimmia e l’eclissi non possono essere coincidenze. 

Ad un certo punto il buio e la tenebra più affamata di luce prende posto lì tra noi e il resto dello zoo. E la scimmia. Si accendono i fari di illuminazione dell’impianto. Ma lei non c’è! Sparita! L’anello di luce fioca ci immerge tutti in un’atmosfera spettrale ed io ho solo in mente una cosa: dove diavolo è finita quella maledetta scimmia. «Cara, andiamo via, non sto bene» dico balbettando «So cosa c’è che non va in te, lo sai? La scimmia bianca… Eravamo noi che ti chiamavamo. Era la natura. La voce della natura che è sempre nell’aria e nelle nostre anime. Dobbiamo prendere la tua energia è maligna, inquinante, è un piccolo tumore che va estirpato … Alle venti morirai di infarto, mio caro». Io non capisco. E mentre sento girare la testa vedo Anna andarsene via.

 

Sono le 19.00. Sono a casa. Non sono scaramantico ma ho paura. Una maledettissima paura. È meglio che telefoni a mia madre, vorrei stare con lei fino all’ora critica. Mio Dio.

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