L'EVENTO ARTISTICO
Mi avvicino alla porta e stringo la maniglia di ottone. Esito. Non so bene cosa c’è al di là di questo legno massiccio ma mi faccio forza. Apro. Man mano che la porta da sulla stanza comincio a vedere i primi particolari. Innanzitutto un lezzo tremendo di carne marcia misto ad odore di fumo di sigaro e poi un gruppo di signori ben vestiti, in completo, probabilmente altolocati, che ammirano l’opera d’arte.
È un corpo umano nudo su sfondo di chiodi arrugginiti, chiodi lunghi e spessi disposti a formare un grande rettangolo verticale. Il corpo, presumo, è infilzato ad essi. Il fatto è che puzza, ma ho controllato diverse volte il calendario: l’evento era proprio oggi.
«Non è la solita noiosa trovata per trasmettere… schifo. Ruggine, chiodi, corpi putrefatti.. No. Quest’opera sta a simboleggiare invece come l’uomo con le sue opere… in questo caso i chiodi, sorregga ciò che appartiene al passato, un cadavere. La storia è fatta di cadaveri, signori miei. E che palle!» grida l’artista «… Questo passato! Siamo inchiodati al passato, noi tutti. E perché la ruggine? Perché se infilata nella nostra carne ci provoca il tetano, una malattia! Dobbiamo estirpare il passato dalle nostre ossa e vivere liberi! O avremo la mente inquinata da preconcetti per tutte le esistenze! Lo capite questo?»
L’artista passa la mano sul petto del corpo, i pettorali, i capezzoli, quasi sensualmente, e poi da uno sbeffo al membro del cadavere.
Io rimango a guardare e mi accendo una sigaretta dal mio portasigarette d’argento.
Che stronzata.
Ho visto di meglio.
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